Che dire, lontano dai primi rischi di speculazione sui drammi che stanno colpendo il nostro paese non si può non osservare gli effetti dei cambiamenti climatici già previsti da ormai quasi 50 anni.
È necessario che tutti iniziamo a renderci conto che gli effetti del climate change non sono quelli del Day After Timorrow di Emmerich, ma realisticamente quelli che stiamo vedendo e non per questo meno gravi.
Che cosa sta accadendo
Stiamo aumentando l’energia presente nell’atmosfera del nostro pianeta esattamente come avviene scaldando l’acqua in una pentola a pressione. Pochi gradi in più sono relativamente pochi per il sistema Terra in sé (la Terra non esploderà), ma sono moltissimi per la nostra scala e la nostra dimensione. Pensiamo per esempio a cosa può essere per noi un battito di mani e cosa può essere lo stesso evento per una formica. Ecco, questo tipo di tempeste è un battito di mani per la Terra ma non lo è per i suoi boschi e tanto meno per noi che li abitiamo per cui la proporzione dell’evento è di tipo catastrofico.
Stiamo reimmettendo in atmosfera in 1000 anni (ottimisticamente, ma per me in molto meno) ciò che le dinamiche terrestri hanno stoccato al di sotto della crosta terrestre in 7 MILIONI di anni. Stiamo dando una forte scrollata al sistema e il sistema ne risente, per le nostre dimensioni, in maniera disastrosa.
Le conseguenze
La velocità del cambiamento e la sua accelerazione (che dipende sempre da noi) non può essere accompagnata da un altrettanto rapido adattamento, non solo delle specie viventi (gli abeti non si sono evoluti per resistere a delle spinte orizzontali di un vento a 200 km/h pari ad un uragano forza 4 tipico di alcune regioni americane), ma soprattutto delle nostre infrastrutture, delle nostre case. È un adattamento che dovrebbe accadere in secoli, ma non abbiamo a disposizione quel tempo.
Correre ai ripari – L’occasione
Cosa possiamo fare allora noi? Cambiare il nostro sistema energetico e adattarvi quindi il nostro sistema di vita, le nostre case e il modo di scaldarle, il nostro modo di spostarci, il nostro modo di produrre, le nostre tecnologie. Questo è possibile in tempi brevi? Sí, ma forse è meglio evadere la domanda rispondendo non lo so, ma è necessario. In poche decine di anni abbiamo inventato il fotovoltaico, gli smartphone, internet, le auto elettriche, le case passive; tutto spinge e tira verso un nuovo mondo in cui finalmente diminuiremo il nostro impatto sul pianeta.
Ma dobbiamo pensare che tale cambiamento a cui siamo costretti non è brutto, non è traumatico, non è nemmeno regressivo, è l’occasione (purtroppo unica) per una nuova evoluzione della specie umana e per lasciare ai nostri figli un mondo migliore, più pulito, più verde e più confortevole.
MA QUESTO PERÒ SIGNORI DIPENDE DA NOI: in una dinamica bottom-up che deve partire dal basso, dal mondo capillare che riguarda ogno di noi, nessuno escluso, dalle nostre case e dal nostro modo di vivere la quotidianità.
Sì perché, non smetterò di dirlo, il cambiamento non è tornare nelle caverne ma, per quanto riguarda il settore in cui opero, agire sulle nostre case al fine di minimizzare il loro impatto sull’atmosfera e sulla natura. Ma ciò vuol dire equilibrio e l’equilibrio equivale al comfort. Le condizioni di comfort sono sempre condizioni di equilibrio. Ecco perché parlo di evoluzione e non di regressione, ecco perché ci aspettano abitazioni molto migliori di quelle che abbiamo vissuto sinora, ECCO L’OCCASIONE!
Concludendo
Dobbiamo costruire edifici equilibrati passivamente con l’ausilio minore possibile di impianti, edifici che sappiano respirare assieme al vento e alle stagioni ed edifici in relazione con il Sole e con chi vi abita rimettendo in un rapporto di connessione equilibrato l’uomo e la natura che lo circonda.
Un ringraziamento particolare a Nicola De Gol per la fotografia, qui gli altri suoi lavori: https://www.instagram.com/nicolaf_degauls/.