Kalus viveva nella bellissima Germania, in una piccola cittadina ai confini con la Francia. Un piccolo corso d’acqua passava di là, molto piccolo e quasi indegno di avere un nome. Kalus aveva un pezzo di terra in cui coltivava ogni tipo di ortaggio e frutto, la sera il campo diveniva un giardino da tanto era curato tale da sembrare un piccolo pezzo di Eden sotto la luce calda del Sole spezzata dalla densità dell’atmosfera umida dell’estate. Kalus amava starsene lì a contemplare il suo lavoro e ciò che Colui che ha creato l’universo gli aveva donato di controllare e curare. Un giorno, d’un tratto, vide una piccola pianta spuntare al centro di uno dei pochi spazi vuoti all’interno del giardino, così si avvicinò a guardare di cosa si trattasse; era una pianta che non aveva mai visto con delle foglie nuove, e dei piccoli rami che si aprivano come una mano verso il cielo. Si chiese cosa diavolo fosse e decise di provare a prendersene cura come d’altro canto era abituato a fare con ogni essere vivente.
Passarono gli anni e la pianta cresceva, iniziarono a spuntare i primi fiori, quindi il suo curatore capii che dovesse trattarsi di una pianta da frutto. Da lì a poco spuntarono dei piccoli globi verdi simili a dei pomodorini acerbi. Le api facevano degnamente il loro mestiere in quel giardino svolazzando di qua e di là assetate di nettare e da lì a poco quei piccoli globi verdi iniziarono a prendere colore e a trasformarsi in rosse sfere brillanti.
A fine estate Kalus raccolse quegli strani e nuovi frutti pensando cosa farsene. Provò a tagliarne uno osservando le gocce succulente uscire dal frutto e scivolare sulla lama del coltello fino a cadere sul tavolo. Osservò l’interno. Sembrava commestibile…e se fosse morto? Non ci pensò un secondo di più, raccolse con un dito la goccia di succo caduta sulla tavola e ne saggió il sapore. Fu sbalordito nel sentire l’esplosione zuccherina sulla lingua, era delizioso! “La chiamerò mela”, si disse, “la raccoglierò e la venderó”.
Con il tempo Kalus capì che quella pianta non era addomesticabile, non riusciva a trapiantarla da nessuna parte, era lei stessa a riprodursi e moltiplicarsi, ma solo su quel campo, dove Colui che aveva fatto il mondo aveva deciso che fosse
Kalus inizió a vendere quel nuovo frutto per il quale tutti iniziavano ad andare matti divenendone pian piano dipendenti. Con le nuove vendite egli si arricchí ed il piccolo campo con l’aria di giardino iniziò ad inaridirsi divenendo con il tempo un cumulo di erbacce poiché il suo curatore aveva occhi ormai solo per quella nuova pianta che cresceva solo lì. Era la pianta stessa che, crescendo, allargava attorno a sè una macchia sterile come un sasso lanciato in un lago.
In tutto il territorio tedesco nessuno aveva mai visto un’altra pianta simile; Kalus si ritrovò a capo di un monopolio e divenne ricchissimo potendo fissare il prezzo che voleva libero da ogni concorrenza e paragone.
Un bel giorno, al mercato, Kalus si accorse che c’erano altre mele presenti sul banco ma non erano le sue. Chiese allora al mercante dove le avesse prese e scoprí amaramente che in Italia, un certo Martino, aveva fatto la stessa scoperta. Ora erano in due.
Per anni gli unici due detentori di mele si fecero la guerra abbassando di mese in mese il prezzo al mercato del proprio prodotto per cercare di superare quello concorrente.
Fu un giorno d’estate qualsiasi che Kalus ebbe l’idea: riempí la sacca di tutto l’occorrente e partí verso l’Italia per incontrare Martino. Incontratolo gli disse: “amico mio, siamo gli unici due al mondo ad avere le mele, la gente non può più farne a meno e l’economia ruota ormai attorno a questo. Invece che farci la guerra perché non decidiamo un prezzo consono ad entrambi?”. Martino fu subito entusiasta della proposta e fu allora che i due crearono un cartello grazie al quale il prezzo delle mele tornò ai tempi d’oro e i due mercanti divennero ricchissimi.
Fu allora che i governi dei vari paesi iniziarono a preoccuparsi per le sorti dei propri cittadini; l’economia infatti girava ormai tutta attorno alla mela e i due mercanti non erano soggetti a nessun organo di controllo internazionale semplicemente perché non esisteva un’entità al di sopra di Italia e Germania capace di esercitare il suo potere sui prezzi delle mele. Pian piano queste iniziarono a scarseggiare e le prime piante ad affievolirsi tanto erano state sfruttate. Vennero scoperti nuovi campi speciali da Martino e Kalus che si trovarono costretti ad innalzare sempre di più il prezzo per i maggiori costi necessari per recuperare la nuova amata fonte sempre più lontano, in luoghi impervi e segreti.
Che modo c’era per fermare tutto ciò?
Fu Luke ad un tratto a trovare per caso la soluzione; nel suo campo, in Francia, scoprì un nuovo frutto di forma un po’ irregolare, largo in fondo e affusolato verso il picciolo: lo chiamò pera. Luke si accorse che quel frutto poteva essere trapiantato ovunque, anche se a costi di piantumazione non trascurabili, e che poteva sostituire quasi in tutto la mela il cui consumo aveva ormai inquinato i cuori dei suoi consumatori e inaridito mezzo mondo; tanti giardini erano andati distrutti e gli scarti delle mele diventavano sempre più insostenibili.
Fu allora che i governi iniziarono a proporre ed incentivare la produzione e coltivazione delle pere e Luke iniziò a chiedere che il prezzo delle mele fosse abbassato per relazionarsi a quello delle pere, la fonte alternativa. Se infatti Kalus e Martino avessero mantenuto il prezzo di sempre le persone avrebbero indubbiamente iniziato ad acquistare le pere. Ma le pere, oltre ad essere coltivabili ovunque e la pianta su cui crescevano di grandissima longevità, non creavano alcun danno alle altre piante e ciò che ne rimaneva era perfettamente assimilabile dalla natura. Le persone iniziarono ad accorgersi del problema e dei vantaggi derivati dal consumo e coltivazione del nuovo frutto; fu così che iniziò la loro coltivazione ovunque ed il sistema economico iniziò lo switch verso la nuova fonte alternativa. Le mele iniziarono a costare molto meno e ad essere coltivate e consumate in misura sempre minore.
I giardini iniziarono a rifiorire nuovamente e il mercato delle pere iniziò un nuovo periodo rivoluzionario dove la perfetta concorrenza del mercato delle pere consentiva il controllo dei prezzi e la sostenibilità del consumo di uno dei beni centro dell’economia garantendo una distribuzione più democratica della ricchezza.
Ti chiederai perchè diavolo io ti abbia raccontato questa storia e cosa centrino le mele e le pere con il petrolio e le FER (Fonti Energetiche Rinnovabili). O forse non ti stai chiedendo nulla e hai già capito dove voglio arrivare. Per risponderti ti chiedo un piccolo esercizio: prova a ripercorrere la storia sostituendo nel racconto le mele con il petrolio o il gas naturale e le pere con le rinnovabili. Mi perdonino i fruttariani per questo infausto paragone, la mela è un frutto meraviglioso, ma mi piaceva l’idea di riprendere gli oggetti classici dei primi problemi di matematica di ognuno di noi per indagare un fenomeno oramai noto, quello del riscaldamento globale, e più in particolare le strategie possibili per la sua attenuazione e inversione.
Non c’è nulla da fare, se vogliamo dare una mano al pianeta e dunque a noi stessi non si può che passare per le rinnovabili; un attimo, chiariamoci, esse sole non possono essere la panacea di ogni male, ma sono di certo uno dei componenti fondamentali per il passaggio ad una nuova era in cui la rivoluzione del sistema energetico e di quello delle comunicazioni sarà in grado di produrre un mondo forse più equo, di certo più pulito.
Come ho ridotto ai minimi termini un fenomeno complesso come quello del mercato energetico voglio farlo una seconda volta di fronte alla domanda: meglio un sistema basato sulle fonti di energia fossile o meglio uno basato su quelle di energia rinnovabile? Lasciamo perdere per un momento dati, statistiche ed etica e pensiamo solamente alla nostra vita quotidiana. In un garage con delle macchine accese ce lo lasceresti tuo figlio? Di fianco ad una strada trafficata come stai? Quando sali in quota e guardi una valle urbanizzata che cosa vorresti vedere? Fumo e nebbia? Il fatto che la tua possibilità di trasporto, il costo dello stesso, il costo della bolletta elettrica, il costo di ogni bene, sia deciso, posseduto e governato da pochi eletti lo trovi giusto? La dittatura della mela può avere un termine. Non è meglio un sistema di trasporto silenzioso e ad emissioni zero? Non è forse meglio un centro città dove pedoni e trasporti possano convivere in armonia, senza più tutti quei rumori assordanti e quell’aria irrespirabile? Non è forse preferibile un sistema energetico in cui ognuno è potenzialmente indipendente e concorre al bene comune mettendo a rete ciò che non consuma per un beneficio collettivo? Non è forse più giusto non distruggere i nostri meravigliosi paesaggi e rivedere splendere i colori dei boschi, delle valli e dei fiumi liberandoli dalla morsa dell’inquinamento?
Non sono certo della risposta di ognuno ma lo dichiaro: io preferisco il secondo mondo che ho delineato…a qualunque costo.
Al di là della pancia proviamo ad andare al nocciolo delle questioni per capire la reale situazione attorno alle FER.
Tagliamo la testa al toro (con buona pace degli animalisti questa volta), le fonti rinnovabili ad oggi non sono competitive rispetto alle fonti fossili. O meglio, diciamo che sono abbastanza competitivi il solo settore eolico e quello legato alla biomassa (combustibile ottenuto da scarti vegetali o dal taglio sostenibile degli alberi come pelles, cippato, ciocchi di legna, ecc.).
Bisogna però chiarire bene questo aspetto della competitività. Perché le fonti rinnovabili non sono competitive? Per tre ragioni fondamentali:
- I costi esterni, le cosiddette esternalità, non sono internalizzate nei costi dell’energia. Ciò significa che il prezzo dell’energia non tiene conto dei danni ambientali dovuti alle emissioni che per esempio caratterizzano le fonti fossili (e dici poco…). Quindi se noi internalizzassimo le esternalità udite udite, le FER risulterebbero sin da subito competitive.
- Le rinnovabili non sfruttano ancora le economie di scala. Vale a dire che gli alti costi fissi di costruzione degli impianti che su di esse si basano non sono ancora compensati dai vantaggi prodotti dai bassissimi costi marginali che li caratterizzano poichè l’energia prodotta sinora non è ancora tale da compensare i costi iniziali.
- Le FER sono ancora all’inizio della curva di apprendimento e il che significa che il mercato delle rinnovabili è ancora giovane e non può vantare il know-how (bagaglio di conoscenze) del settore legato alle fonti fossili sviluppatosi nell’arco temporale di più di un secolo.
La prima operazione utile per l’incremento di competitività delle FER è quindi agire sul punto 1 ossia sull’internalizzazione dei costi tramite interventi economici come la tassazione per chi inquina (carbon tax) o il sussidio per chi non inquina determinando immediatamente un aumento dei costi dei combustibili fossili e avvicinandoli quindi a quelli delle FER.
La seconda operazione è quella dell’incentivazione tramite contributi e detrazioni o altri strumenti fiscali come l’IVA agevolata.
La terza operazione è attendere e investire; il settore delle rinnovabili è in crescita e sta creando numeri rilevanti di posti di lavoro.
In generale le operazioni appena dette sono già in atto in Europa per cui la strada giusta è ormai imboccata. Sono noti infatti gli obiettivi Europa 2020 ormai agli sgoccioli (non ci crederai ma per una volta l’Italia è tra i paesi virtuosi al vertice) e i futuri rilanci di cui parlerò in un altro articolo che guarda più da vicino il settore dell’architettura.
Nonostante gli ottimi presupposti rimane il fatto che la competitività delle FER è garantita oggi solamente dagli interventi di tassazione e incentivazione da parte dei singoli Stati e dalle politiche energetiche internazionali come il famosissimo accordo di Parigi.
Dopo quanto detto non ci scommetteresti ma già ora le FER consentono una diminuzione dei costi dell’energia elettrica poichè si pongono nel mercato come competitors delle fonti fossili. Nella borsa elettrica infatti, luogo in cui si forma il prezzo dell’energia, l’Europa garantisce priorità di accesso al mercato alle FER che vanno a saturare così una certa quantità di domanda. Per la parte di domanda non coperta si inseriscono subito dopo altre fonti convenzionali che offrono energia a prezzo un po’ più alto e così via sino alla saturazione completa dalla quale emerge il prezzo come quello più alto offerto dalla fonte più costosa secondo il criterio del marginal price. Più è alta la quota di FER alla base minore spazio rimane per le fonti di energia più costose e inquinanti. Se gli alti costi fissi degli impianti a FER vengono coperti o incentivati dalle politiche energetiche è evidente a chiunque che i costi dell’energia prodotta con fonte rinnovabile staranno praticamente a zero rispetto a quelli di una fonte fossile la cui produzione di energia elettrica dipende dal consumo di combustibili vincolando quindi il suo prezzo a quello del petrolio definito appunto come prezzo direttore.
Con questo meccanismo le risorse rinnovabili stanno quindi abbassando il prezzo dell’energia mettendo pian piano sempre più fuori gioco i sistemi di produzione meno efficienti e più inquinanti.
Dobbiamo sforzarci di pensare che, come la macchina elettrica oggi e i pannelli solari vent’anni fa, tutte le innovazioni hanno un loro costo iniziale dovuto agli alti costi di ingegnerizzazione e produzione. Bisogna però prendere in considerazione la situazione da un punto di vista globale e sul lungo periodo. Se è vero che le energie rinnovabili hanno un alto costo iniziale di investimento e dunque alti costi fissi, è vero anche che praticamente non hanno costi variabili. Una volta installato l’impianto questo produrrà energia praticamente gratuitamente rispetto ai sistemi tradizionali di origine fossile vincolati all’uso di combustibile non rinnovabile. Il paragone, se visto sul lungo periodo perciò regge.
Ma qual’è il vero difetto delle fonti rinnovabili? E’ drammaticamente semplice: l’impossibilità di accumulare l’energia che esse forniscono. E’ impossibile infatti accumulare vento, Sole e onde (anche se l’immagine è potentemente poetica), per lo meno è impossibile in quantità utili a sostituire in toto le fonti energetiche di origine fossile. E’ dunque la volatilità dell’offerta il problema poichè si scontra con la costanza della domanda. Quella di energia elettrica è infatti una domanda che non ha cali e non accetta ritardi: alla mancata risposta alla domanda corrisponde infatti il blackout, ecco perché l’energia elettrica è considerata bene primario soggetto a tutela, per lo meno fino a quest’anno.
Al di là della convenienza economica o meno e di qualunque altro discorso occorre tuttavia interrogarsi per capire se non sia meglio immaginare un mondo in cui la mela è sostituita dalla pera. Anche perchè non c’è nulla da fare, di fronte agli sconvolgimenti politici in atto e alla sempre crescente depauperazione dell’ambiente, l’indipendenza energetica e il miglioramento delle condizioni del nostro pianeta è qualcosa di avvicinabile solamente con il potenziamento dell’uso delle fonti rinnovabili alle quali le fonti fossili facciano semplicemente da strumenti di backup (di emergenza) sino al miglioramento dei sistemi di accumulo elettrici, peraltro in grandissima evoluzione negli ultimi anni, che consentiranno di sostituire in larghissima parte la ormai novecentesca fonte non rinnovabile.