Eccoci qui di nuovo, questa volta, dopo aver parlato di luce nel mio precedente articolo “curare con la luce”, proverò a parlarti di suono.
L’ho scritto nella mia presentazione, l’architettura è fatta di tante cose e risolvere un aspetto non significa aver fatto un buon progetto; occorre infatti sempre trovare il giusto compromesso tra i vari fattori in gioco, per cui perdonami se a volte tendo ad assolutizzare i concetti, ma è un operazione fondamentale per entrare nel vivo degli argomenti.
Che cosa c’entra il suono con l’architettura? Può forse apparire un collegamento non perfettamente calzante ad un primo sguardo ma non è così e te ne accorgerai presto.
Prima di tutto occorre dire una banalità: i requisiti acustici di un ambiente dipendono esclusivamente dalla funzione che in esso viene espletata; una fabbrica metalmeccanica avrà requisiti ed esigenze differenti da un ospedale, ci siamo no?
A questo punto possiamo riassumere la gran parte delle questioni acustiche inerenti l’architettura in 2 grandi insiemi: l’isolamento acustico e l’assorbimento acustico.
Partiamo dalla fine. Hai mai notato, quando c’è molta neve, come tutto appaia all’orecchio più ovattato? Come tutti i suoni sembrano più “sordi”? Non è un caso se i paesaggi innevati sono un simbolo di tranquillità e amenità. Il fenomeno fisico che genera tale “effetto” è il fonoassorbimento. Avrai già capito che tale fenomeno interessa in particolar modo dei materiali e meno altri, avrai già intuito che, come la neve, sono i materiali più porosi ad essere più capaci di assorbire l’energia delle onde sonore; come farebbe una molla per capirci.
Eh sì, anche il suono è energia ed in particolare non è altro che la perturbazione delle molecole di un elemento trasmittente per effetto di un impulso. A tal proposito il nostro orecchio è in grado di percepire delle variazioni di pressione dettate da tale perturbazione davvero microscopiche rispetto alla pressione atmosferica di riferimento. Come l’occhio, anche l’orecchio si aggiudica quindi il podio come uno degli organi più complessi e straordinari del nostro corpo.
Ma se il suono è una perturbazione di molecole all’interno di un mezzo, cosa accade se non c’è il mezzo? Semplicemente che non c’è suono, quindi nel vuoto tale fenomeno non si produce. Da ciò avrai di fatto anche intuito quanto sia importante la scelta dei materiali per la propagazione del suono o per la sua attenuazione. Ecco che entriamo dunque anche nel mondo dell’isolamento acustico ossia di quella capacità di un materiale di un certo spessore di resistere al passaggio del rumore.
Detto ciò è semplice: i casi di discomfort acustico all’interno di un ambiente sono sempre riconducibili alla sua capacità di assorbire il suono prodotto all’interno dell’ambiente stesso e alla capacità dell’involucro che compone l’ambiente di isolare lo spazio circoscritto dai rumori esterni.
Nel primo caso sarà opportuno verificare quello che tecnicamente si chiama tempo di riverberazione per accertarci che non vi siano fenomeni di riverbero appunto non idonei alla funzione svolta (quello che tutti noi chiamiamo volgarmente e onomatopeicamente rimbombo per intenderci), nel secondo caso dovremmo verificare la quantità di pressione sonora abbattuta da un elemento che isola lo spazio interno. Attenzione, il riverbero non è negativo di per sé ma va calibrato in funzione di ciò che io devo fare in quel determinato ambiente. Per dirlo con una pillola, alla comprensione del parlato servono tempi di riverbero piuttosto bassi, la musica accetta di buon grado anche tempi di riverbero maggiori.
La normativa italiana, per gli ambienti abitativi residenziali, prescrive tramite il DPCM 5.12.97 una serie di requisiti acustici passivi nei casi di nuova costruzione e ristrutturazione importante che ahimè non sempre vengono rispettati ed in particolare:
- l’isolamento acustico di facciata (per evitare che la moto nuova del tuo vicino di casa ti svegli la domenica mattina assieme alle campane a festa);
- l’isolamento acustico tra unità abitative distinte (per evitare che tutto il vicinato sappia cosa hai fatto per far arrabbiare così tanto tua moglie);
- l’isolamento acustico da rumore di calpestio (per evitare che il vicino di casa con la moto di cui sopra, tornando a casa e infilando gli zoccoli in legno olandesi comperati l’anno prima ad Amsterdam come souvenir e usati ora come ciabatte, ti rendano la vita un inferno.
Ecco come può succedere che il suono possa distruggere la bellezza di un’architettura rendendone impossibile e sconfortevole il suo utilizzo.
Sai meglio di me quanto la musica sappia dare alle nostre vite, quanto i suoni ad occhi chiusi sappiano generare immagini, pensieri e sogni, sai l’effetto che fa il rumore delle onde del mare o degli uccelli del bosco, sai quanto può essere di compagnia il vociare di un mercato sotto casa mentre stai cucinando, per questo non puoi convenire con me nel ritenere come anche la questione acustica sia un altro aspetto fondamentale nella costruzione di un ambiente abitativo o di lavoro confortevole.
Per il prossimo progetto quindi assicurati che il tuo progettista abbia tenuto in considerazione anche questo.
Rimani nei paraggi, mi raccomando, il viaggio è solo all’inizio!